Leader

Leader: attuazione e criticità… una discontinuità immotivata ed illogica

Che non la mandiamo a dire ormai lo hanno capito tutti, ma per sfatare ogni dubbio vogliamo metterlo per iscritto: le nuove regole di attuazione dell’approccio Leader in Sardegna non ci piacciono!

Non ci piacciono e soprattutto ci appaiono incomprensibili e dannose.

Che non sarebbe stato facile lo avevamo intuito da subito quando, nel 2008 a Lanusei, in una triste e poco affollata riunione ci furono presentate le nuove regole per lo sviluppo rurale in Sardegna. In quella occasione ci fu un diktat molto chiaro: Il GAL Ogliastra non esiste più, si riparte da zero, ci si deve scordare il Programma Leader+! Stentavamo a credere alle nostre orecchie! Ma come? E la continuità? E la complementarietà? E il bellissimo principio di mettere a frutto il lavoro fatto in 6 lunghi anni?

Per poterci calare nella nuova avventura Leader sono dovuti trascorrere altri 3 anni, tre anni durante i quali abbiamo provato a cambiare le regole del gioco, a combattere contro la burocrazia delle nuove procedure regionali, sperando di riuscire ad evitare ad un intero territorio di dover ancora pagare a causa di imposizioni stabilite dall’alto, vittima di una burocrazia che tra il Gennargentu e la costa orientale si stenta a comprendere. I nostri sforzi sono stati inutili, si riparte e si riparte con le nuove assurde regole, che come previsto, stanno mettendo a dura prova la spesa delle risorse per lo sviluppo rurale in Sardegna.

Per evitare che qualcuno ci potesse dire in futuro: “non avete fatto niente”, ad aprile abbiamo inviato una istanza alle istituzioni regionali competenti, sottoscritta da Sindaci, Presidente della Provincia e Associazioni di categoria, chiedendo che si rivedessero le regole del gioco, manifestando la nostra preoccupazione per quello che sarebbe potuto accadere: cioè dover rimandare indietro le risorse del PSR. Ad oggi le nostre richieste sono rimaste inascoltate e quindi, non contenti, abbiamo predisposto e inviato una lettera al Comitato di Sorveglianza del Programma di Sviluppo Rurale, sperando che con la revisione intermedia del Programma possa porre rimedio alle tante cose che non vanno. Ma cosa c’è che non va nel nuovo PSR?

Il primo punto all’origine di molti problemi che sta ostacolando il lavoro dei GAL, e quindi lo sviluppo dei territori in cui operano, è rappresentato dalla scelta effettuata dalla Regione Sardegna di adottare un circuito finanziario centralizzato. Cosa significa? Chi ha avuto a che fare in passato con uno qualsiasi dei GAL sardi, sapeva di poter contare su un soggetto vicino ai problemi del territorio, che garantiva velocità di esecuzione dei procedimenti e dei pagamenti, attenzione ai beneficiari, semplicità delle procedure eccetera, tutte quelle caratteristiche che hanno determinato il successo del metodo Leader. Per i GAL i beneficiari sono gli interlocutori primari e questo è di fondamentale importanza in zone deboli quali sono le aree Leader. Oggi le fasi cruciali dell’iter di finanziamento di una qualsiasi azienda sono in capo ad AGEA, l’Organismo nazionale per le erogazioni in agricoltura, noto per le lungaggini nelle istruttorie e nella liquidazione dei pagamenti. Nelle fasi iniziali AGEA avrebbe dovuto occuparsi solo della liquidazione dei contributi e questo rappresentava di per se un problema; ora la Regione Sardegna ha attribuito ad Agea, tramite AGECONTROL, anche il compito di occuparsi dell’istruttoria delle domande di pagamento; questo significa che un imprenditore agricolo che ottiene un finanziamento da parte dei GAL finisce col doversi rivolgere a un organismo nazionale con sede a Roma (in tempi di federalismo non è proprio il massimo), e questo, si teme, causerà problemi e ritardi nei pagamenti, con una burocratizzazione delle procedure portata all’estremo. Pensate a cosa succederà quando tutti i GAL italiani (sono circa 190) avranno avviato il proprio start-up progettuale!

La Regione aveva delle alternative. Per esempio, poteva optare per una gestione finanziaria decentrata, attraverso il cosiddetto meccanismo della sovvenzione globale. Cosa significa? Semplicemente che l’interlocutore di Agea sarebbero stati i GAL e i beneficiari locali si sarebbero dovuti interfacciare con il GAL del proprio territorio. Questo avrebbe portato da un lato alla riduzione dei procedimenti in cui è coinvolta AGEA e dall’altro ad avere come ente istruttore e pagatore degli aiuti un soggetto vicino al territorio.

Se tutto ciò non dovesse bastare, i GAL sono stati estromessi dalle fasi successive a quelle di impegno delle risorse, senza che ci sia stato un atto che ne abbia determinato l’estromissione anche dalla responsabilità dell’eventuale non raggiungimento della spesa. Cioè i GAL sono ancora responsabili del raggiungimento o meno degli obiettivi di spesa, nonostante il fatto che, se questi obiettivi come si teme non verranno raggiunti, non sarà sicuramente a causa del proprio operato.

Il secondo problema riguarda ancora una volta una scelta effettuata dalla Regione Sardegna e cioè quella di escludere dal campo di azione di Leader tutto quello che ha a che fare direttamente con le attività agricole. Questa scelta è esattamente opposta rispetto a quella suggerita dalle linee guida della DG Agri della Commissione Europea che citiamo testualmente “In linea di principio, l’approccio Leader consente di attuare ogni misura territoriale e numerose misure relative a settori specifici: sufficienti esempi consentono di dimostrare che vi è un’ampia gamma di misure agricole che possono essere integrate nei programmi di tipo Leader, quali gli investimenti nelle aziende agricole, la costituzione di aziende agricole guidate da giovani agricoltori, la commercializzazione e la trasformazione, le misure agroambientali e la silvicoltura”. Quindi, le regole ci consentono di attuare gli interventi nel settore agricolo con bandi a gestione locale, ma la Regione Sardegna decide di fare diversamente, attuando questi interventi con dei bandi a gestione regionale. Significa che una piccola azienda agricola che vuole realizzare un laboratorio di trasformazione dei propri prodotti, deve partecipare ad un bando regionale, in competizione con aziende magari più grosse, magari localizzate in contesti territoriali più favorevoli, che garantiscono per esempio la cantierabilità immediata dei progetti; succederà per intenderci, quello che è successo con il POR Sardegna 2000/2006, cioè che le piccole aziende localizzate in territori rurali e montani dell’Isola, che hanno un disperato bisogno di queste opportunità, avranno solo le briciole o, peggio ancora, non avranno niente.

Un’altra scelta per noi incomprensibile riguarda lo scippo effettuato dalla Regione Sardegna del diritto dei GAL sancito dall’articolo 61 lettera c del regolamento 1698 che recita: ” i GAL sono dotati di potere decisionale in ordine all’elaborazione ed attuazione di strategie di sviluppo locale”. Questo potere decisionale è stato ridotto a portavoce/passaparola degli uffici regionali. Come tutti sanno, gli aiuti vengono concessi attraverso procedure concorsuali, i cosiddetti bandi. Le procedure prevedono che i bandi, una volta elaborati dai GAL, debbano essere inviati all’Autorità di Gestione, che deve esprimere parere di conformità, e per questo occorrono fino a 60 giorni. Inoltre nelle procedure di elaborazione dei bandi i GAL non possono decidere cosa finanziare né quali criteri adottare per selezionare i beneficiari: possono solo aggiungere un 25% di peso al punteggio già predefinito dalla RAS. Lo sviluppo dal basso in salsa sarda significa che la Regione decide il 75% dei punteggi e al territorio resta la mancia del 25%!

In questo modo non è possibile attuare strategie che premiano la qualità dei progetti o per esempio, le zone montane piuttosto che le aree costiere: È forse la stessa cosa fare un progetto di investimento basato su un business plan serio, piuttosto che su conti improvvisati? E’ forse la stessa cosa aprire un agriturismo nella costa di “Coccorrocci” piuttosto che tra i monti del Gennargentu? È logico che gli stessi criteri di selezione siano validi allo stesso tempo per la Gallura, per l’Ogliastra o per la Marmilla? Noi crediamo di No.

Le procedure eccessivamente burocratizzate, stanno rallentando notevolmente il lavoro dei GAL, che si ritrovano a non avere neanche i soldi per gli stipendi del personale.

Il metodo Leader, il tanto decantato “approccio dal basso”, era un metodo collaudato e di successo e rappresentava una delle ultime speranze per i territori deboli e in ritardo di sviluppo come l’Ogliastra rurale, ricca di potenzialità inespresse e che forse resteranno tali ancora per molto tempo.

mf & fs

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