Imprenditori vincenti

Intervista a un imprenditore vincente: Ivan Puddu e la sfida ai giganti

Come Davide, ha sfidato Golia e ha vinto. Ivan Puddu, 35 anni, imprenditore turistico baunese, non si è spaventato quando McDonald’s gli ha imposto di cambiare nome al suo “Sardinian fast food”. È bastato aggiungere una e per trasformare il patronimico scozzese in MeC: Malloreddus e Culurgiones.

La sua avventura imprenditoriale comincia nel 1999, quando apre la sua prima ditta individuale per il noleggio di macchinine elettriche per bambini. L’anno successivo acquista una barca da dodici metri per escursioni lungo la costa. Dal 2001 al 2005 è responsabile del Tourpass Ogliastra, presidio di assistenza e informazioni al turista.

Dal 2005 è responsabile e gestore dell’hotel Nicoletta di Santa Maria Navarrese e, tre anni dopo apre il MeC Puddu’s seguito, l’anno successivo, dal Mec Fruttu’s. Nel 2011 lo sbarco a Cagliari dove apre il secondo MeC Puddu’s.

Nella sua già ricca carriera, a dispetto della giovane età, anche l’impegno politico. Nel 2005 diventa consigliere della neonata Provincia dell’Ogliastra e presidente della Commissione Turismo, ruolo abbandonato nel 2007 a causa di divergenze sulle politiche turistiche adottate dalla Giunta. Attualmente è assessore al Turismo del Comune di Baunei.

Cominciamo con una domanda difficile: l’Ogliastra ha una vocazione turistica? Non solo dal punto di vista imprenditoriale ma anche riguardo alla mentalità degli abitanti.

L’Ogliastra ha certamente una vocazione turistica. Cultura, unicità e specificità del paesaggio, e la lontananza dai grandi nuclei industriali, la candidano a essere per stessa definizione dei propri confini un isola naturale di grande valenza turistica. Non è così per quanto riguarda la mentalità degli abitanti che è in forte ritardo rispetto alle dinamiche turistiche. L’organizzazione dell’offerta parte proprio dall’accoglienza e su questo fronte la qualità dei servizi al turista, i trasporti, ma anche la cura dei nostri paesi e di riflesso il comportamento degli abitanti è ostile, o in forte ritardo su una ospitalità di qualità. Basti prendere da esempio località come il Trentino per capire che la bellezza del paesaggio e l’organizzazione turistica non sono casuali, ma che la cultura urbanistica, l’amore per la campagna, la cura dei boschi e delle carrarecce non hanno soltanto uno scopo turistico ma sono parte della cultura tradizionale del luogo: il visitatore quindi non trova qualcosa di finto, di costruito, ma qualcosa di autentico. Le reti dei sentieri la bellezza dei luoghi, la segnaletica e la professionalità dell’accoglienza hanno parametri e qualità molto differenti.

Domanda antipatica: qual è la qualità media degli imprenditori turistici ogliastrini (nel senso di conoscenza degli strumenti di marketing, delle lingue straniere, del livello qualitativo delle strutture)?

È in corso un’evoluzione. Ricordo che nel 2002, quando si cominciava a parlare di Internet (a quel tempo ero responsabile dell’ufficio turistico provinciale Tourpass) le strutture alberghiere non credevano nell’investire sul web marketing, L’organizzazione turistica allora era concepire come destinazione l’hotel, non il territorio sotto l’aspetto dei prodotti turistici: trekking, arrampicata, nordic walking, canyoning, balneare eccetera. Oggi è in corso da parte di alcune imprese un nuovo modo di fare turismo, più orientato verso il territorio e le sue tematiche, ma il gap è ancora notevole rispetto ad altre località che dei marchi e dei prodotti turistici hanno fatto la loro fortuna aziendale. Comunque, sull’accoglienza in hotel la qualità media delle strutture ogliastrine è sempre più alta. Un ottimo termometro sono i portali turistici www.booking.com e www.tripadvisor.it, dove i giudizi degli ospiti rilevano la qualità delle strutture. Sui servizi al turismo e ristorazione aprirei invece una riflessione diversa: siamo in forte ritardo ed esiste ancora troppa improvvisazione e poca professionalità.

Una domanda più facile: su quali mercati occorre puntare? Sia in senso geografico che come segmenti.

Sicuramente su quello europeo: Germania, Francia, Svizzera, Austria, Paesi Bassi e Spagna sono i mercati da consolidare e i segmenti sono quelli del turismo “attivo”.

Le fiere sono ancora utili? Se no, quali sono gli strumenti da utilizzare per la promozione e la comunicazione?

Le fiere utili sono quelle piccole e dedicate a determinati settori (trekking, arrampicata, cicloturismo eccetera). Ma, anche in questo caso, bisogna presentarsi con buone brochure e siti moderni, con applicazioni da scaricare nei mezzi di comunicazione di nuova generazione (le ormai famose “app”), dalle mappe ai percorsi. Sono nuove tecnologie che stanno prendendo piede soprattutto nei mercati che ho citato sopra.

Domanda forse scontata: quanto incide il costo dei trasporti. Ma soprattutto: quanto pesa la mancanza di un porto e soprattutto di un aeroporto?

Il porto in maniera molto più alta per tutto il territorio e le dinamiche economiche territoriali: una tratta Livorno-Arbatax ci aiuterebbe sicuramente ad aprire un mercato svizzero, austriaco e tedesco più vasto, e consolidare quello toscano, da sempre tra i più alti frequentatori del nostro territorio. L’aeroporto è utile a chi ha numeri importanti come posti letto disponibili: penso ai villaggi, un mercato in mano ai tour operator, che hanno la capacità di vendere charter grazie a canali di distribuzione ben organizzati.

Come ci vedono i turisti, sia italiani che stranieri? Qual è il “marchio Ogliastra” per loro?

Ambiente naturale unico, non la massa, non una concezione dell’Ogliastra da Ibiza o riviera Emiliana, bensì tutto l’opposto. Percorsi in moto, a piedi, in mountain bike, l’arrampicata: insomma, tutte le attività all’aria aperta. Da non dimenticare la buona cucina, accompagnata dalla tranquillità e genuinità della gente. Credo che il futuro sia dei bed and breakfast e degli affittacamere di qualità, gli appartamenti statici e sterili dal punto di vista commerciale sono invece il passato.

Quanto pesa la mancanza di un osservatorio provinciale (o territoriale) sul turismo?

Il secondo esiste già ma non lo si utilizza, solo i dati dell’Assessorato al Turismo tracciano la rotta. Gli arrivi e le presenze raccolti in questi ultimi anni sono un ottimo strumento di programmazione, ma serve personale che li elabori e li sappia leggere. Sono convinto che con questionari a campione, distribuiti nei siti più belli del territorio, verrebbero fuori proposte e criticità importanti per le strategie future. Faccio un esempio: Baunei quest’anno ha sperimentato un sistema del genere, con risultati impensabili, dati dai quali ripartiamo per il nostro futuro. Incrociando i dati dell’assessorato Provinciale al Turismo, degli Info Point Supramonte e di Santa Maria Navarrese, del nostro porto turistico, viene fuori chiara la nostra vocazione e la strada del nostro futuro.

A proposito, come vede il prossimo futuro, inteso come 2013-2014?

Per quanto ci riguarda in maniera positiva, basta programmare e mettere in atto strategie. Bisogna ricordarsi che come in qualsiasi altra attività, anche e soprattutto nel turismo “chi dorme non piglia pesci”.

F.M.

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