Il racconto

Intrigo di un sogno di mezza estate

La selvaggia bellezza del nostro territorio suscita nei visitatori delle sensazioni difficili da descrivere. La storia che segue ci è stata inviata da un escursionista che ci ha voluto raccontare le emozioni provate durante una discesa verso Ispuligidenie, nel territorio di Baunei. La pubblichiamo integralmente.

Cala Mariolu nelle carte IGM, Ispuligidenie nella spesso oscura profondità del linguaggio Baunese. Ed è così, pulci di neve, sassolini di calcaree bianchissimi e accecanti, sulla spiaggetta e sul fondale. Ma l’avventura è stata per noi tre, io, Piero e Tore, tre Orotellesi, razza coraggiosa, arrivarci dai 550 metri del faraglione. Roba da far girare la testa, due giorni dopo il casino del gruppo di Cagliaritani dispersi negli stessi rocciai. Noi sapevamo, pieni di certezze. Mattinata calda, domenica. Dal Golgo, qualche chilometro dopo la chiesetta medievale di S. Pietro. Subito pista, traccia di sudore di carbonai, di disastri ambientali dell’800, di carrulantes verso gli approdi sicuri per scaricare le tragiche rapine delle foreste di mezza Sardegna.

Si sale, Arcu su Tasaru, a chiudere come timpano finale, baccu Boladina. Nome gentile, questo, che evoca fate campestri; in realtà un impervio e selvaggio canalone che da Goloritzè porta su il “selvaggio blu” che incrociamo e lasciamo al suo destino verso serra Lattone. Un ovile, di quelli che narrano Storia e storie secolari, di società chiusa, di economie uniche, di solitudini infinite. Con questo sentire, sosta e foto. Su per serra Lattone, a zig-zag sui pallini rossi, troppi, che indicano un possibile sentiero. Incrocio per la discesa, muri diroccati di una dispensa, testimone muta e immobile di sacrifici forse disumani, ma anche di dolce approdo dopo giornate torride. Terribile discesa, prima scal’e fustes, con corda in acciaio per sicurezza, oblo’ su roccia, unica; seconda scala, maestosa, sicura con sbalzo di 20/30 metri; terza scala; poi il vuoto, di gambe, di muscoli, di scarponi arroventati. Pietraia, foresta che in maniera straordinaria si rimpossessa del suo terreno; si scende, attenti a non imboccare sentieri falsi. Si apre sotto di noi il mare, distesa di smeraldo; boat –people scaricano corpi umani a turni di centinaia… Ma non importa, la suggestione supera le brutture di un turismo da sbarchi di Lampedusa.

Ultima fatica, per me terribile e insuperabile senza il robusto e anche incazzato sostegno di Piero e di Tore: discesa in corda, 10 metri circa, sulla spiaggia. Ispuligidenie, un sogno. Dopo tre ore. Bagno, fondali, riposo, chiacchiere, commenti, anche sulle belle donne… ore 16, incubo risalita… altre tre ore per la macchina; quella verde distesa del Golgo ci accoglie sfiniti, ma con l’idea di ricominciare… e incredibilmente soli; di 4 milioni di persone che oggi sono in Sardegna… incredibilmente soli, ma tosti… un intrigo d’estate.

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